giovedì 18 gennaio 2007

Conferenza stampa presentazione Comitau AERA, Cagliari 20/1/2007

Casteddu 18/1/2007


Comunicato Stampa



Oggetto: convocazione conferenza stampa



Il giorno 20/1/2007, alle ore 11.00 a Cagliari, presso la sede iRS di via Nuoro 43, si terrà una conferenza stampa di presentazione del Comitau Natzionale Sardu “AERA”.
Lo scorso 16 dicembre, iRS ha raggiunto un grande obiettivo di sensibilizzazione delle popolazioni, organizzando ad Ottana la conferenza con il Prof. Stefano Montanari, che aveva lo scopo di informare sui rischi per la salute e per l’ambiente connessi alla realizzazione del nuovo inceneritore. Attualmente, infatti, si stanno formando in vari paesi del centro Sardigna, numerosi gruppi spontanei di cittadini e amministratori contrari all’inceneritore/termovalorizzatore.
L’obiettivo principale del comitato è quello di promuovere una partecipazione più allargata di cittadini, associazioni, gruppi politici e istituzioni a tutte le questioni ambientali inerenti la Sardigna.
Del comitato popolare, aperto a tutti le cittadine/i, fanno già parte studenti e docenti universitari, medici e persone che intendono occuparsi dei problemi ambientali della Sardegna.

L’iniziativa è promossa e coordinata dal Centro di Elaborazione Energia e Ambiente di iRS.

Risposta all’intervento del segretario della Filcem-CGIL sarda apparso sulla Nuova Sardegna del 3 gennaio 2007

Grave errore realizzare un nuovo “termovalorizzatore” in Sardegna.

L’intervento del segretario della Filcem-CGIL sarda apparso sulla Nuova Sardegna del 3 gennaio 2007 dal titolo “Grave errore opporsi al termovalorizzatore da realizzare Ottana”, porta a riflettere principalmente su due questioni:
1) la necessità/emergenza di smaltire migliaia di tonnellate di rifiuti indifferenziati,
2) l’esigenza di nuove fonti di approvvigionamento energetico per il rilancio delle attività industriali nella piana di Ottana.
Sorgono forti dubbi sulla reale quantità dei rifiuti da trattare e, come è capitato altrove, si ha la sensazione che si tenda ad esagerare al rialzo sulla quantità, gridando un'emergenza che poi di fatto non esiste. Viene il sospetto che si voglia creare una struttura costosissima per favorire alcuni interessi legati a questa fase; se poi non dovesse mai funzionare, pazienza, non sarebbe la prima volta che succede ad Ottana.
Si propone una cura, l’incenerimento, che rappresenta invece una malattia ancora più grave. Perché invece non si inizia a discutere su interventi utili a ridurre la produzione dei rifiuti? Per fare questo serve uno sforzo istituzionale e collettivo che porti la Sardegna in pochi mesi a differenziare, quindi recuperare gran parte dei rifiuti prodotti. Avere sempre minori quantità di rifiuti da trattare e da conferire agli inceneritori già attivi o alle discariche. Su questo aspetto siamo molto indietro rispetto agli standard che impone la Comunità Europea. Per questo motivo l'Italia paga sanzioni per svariati milioni di euro, perciò è prioritario differenziare altrimenti le sanzioni comunitarie diventeranno insostenibili.
Il signor Asuni non menziona l’impatto che questo genere di impianti ha sulla salute e sull’ambiente. Chi ha ascoltato la conferenza del dott. Montanari, che iRS ha organizzato nello scorso dicembre, sa che l'incenerimento non è una soluzione, perchè non crea ne occupazione, ne benessere economico e neanche benessere ambientale. Chi sostiene il contrario, sostiene interessi che non sono quelli della comunità e dei cittadini. Di inceneritori si muore; non nell'immediato certo. L’effetto di patologie come linfomi, tumori al fegato, tumori ai polmoni, malformazioni fetali, ecc., si presenterà tra qualche decennio e sapremo che, se i nostri figli e nipoti moriranno per questi motivi, la responsabilità sarà solo di quanti oggi sostengono che l'incenerimento crea occupazione. Cosa siamo disposti a sacrificare per l'occupazione? Dobbiamo deciderlo adesso, e prenderci le nostre responsabilità.
Tutti i paesi più avanzati stanno chiudendo gli inceneritori. Già dal 1993 l’ “Wall Street Journal”, descriveva i motivi per cui l'impianto di incenerimento fosse un’attività disastrosa anche sotto il profilo economico. Si omette di dire che, per l’Unione Europea, il termine “termovalorizzatore” è considerato ingannevole. Si parla di occupazione ma non è dato sapere quante unità occuperà l’impianto, ne quanti perderanno il proprio lavoro nel settore agricolo.
Il secondo problema sollevato è relativo al rilancio dell’area industriale di Ottana. Si fomenta l’illusione che il “termovalorizzatore”, possa “arrestare il declino industriale della Sardegna Centrale”(cit.), mentre, ed è cronaca di questi giorni, gli scandali relativi al Contratto d’area, dimostrano che il declino industriale di Ottana, è dovuto a problemi ben più gravi. Problemi legati a scelte politiche errate, a poca moralità nella gestione di fondi pubblici, ad aziende poco serie e interessate a speculare sui finanziamenti pubblici piuttosto che impegnarsi nella produzione di beni e servizi. Nella delibera della Regione si parla di un investimento privato di 160.000.000 di euro per la costruzione dell’inceneritore. E’ proprio assurdo pensare ad aziende che invece di “incenerire”, investano capitali per produrre energia elettrica da fonti rinnovabili, sostenendo le attività esistenti e, contemporaneamente, contribuendo a creare un distretto industriale di qualità? Sempre che l’industria sia l’obiettivo per Ottana, perché non pensare alla graduale riduzione delle attività inquinanti e alla loro trasformazione in attività a favore dell’ambiente? A guadagnarci sarebbero sicuramente i lavoratori, sia in termini di reddito, sia in termini di salute. Ci sarebbero notevoli vantaggi occupazionali oltre che per l’ambiente e per l’agricoltura, (che con l’inceneritore verrebbe notevolmente compromessa) e per tutti i cittadini.
E’ auspicabile che, da chi si batte per i diritti dei lavoratori, vengano idee sempre innovative. E’ necessario aprirsi verso tutte le alternative possibili per la Sardegna Centrale e iniziare a pensare di estirpare i nostri mali, non curarli con medicine improvvisate, dettate dalle emergenze o dagli interessi privati degli speculatori industriali. Il lavoro è un valore essenziale per la società, ma la salute viene senz’altro prima.
IRS ha da tempo organizzato un comitato spontaneo aperto, per discutere tutte le questioni riguardanti l’incenerimento dei rifiuti in Sardegna e invita chiunque è interessato, a partecipare alle sue attività. Chiediamo inoltre a tutti i sindacati, di avere al più presto un incontro durante il quale discutere in modo più approfondito le suddette questioni, senza pregiudizi o contrapposizioni, ma aperti al dialogo e al confronto, per il bene dei cittadini e dei lavoratori.

iRS
Tzentru de atividade de Nugoro

Intervista al Prof. Montanari

Per avere un'idea di ciò di cui si parla, pubblichiamo due interessanti interviste fatte al Professor Stefano Montanari.

Rifiuti, intervista a Montanari
Zenone Sovilla
27 febbraio 2006
Stefano Montanari è direttore scientifico del Laboratorio Nanodiagnostics di Modena e il prossimo 13 marzo sarà a Roma per lavoro e si è dichiarato disposto a tenere una conferenza scientifica nella mattinata della stessa giornata. Il tema sarà "nanodiagnostica e incenerimento". E' possibile collegare la cosa con l'iniziativa dell'assessorato all'Ambiente della Regione interna alla proposta già formulata di un "Programma di epidemiologia ambientale della Regione Lazio". L'incontro dunque si terrà a Roma il 13 marzo alle ore 10,30, nella sala Tevere della Regione Lazio a Via Cristoforo Colombo, alla presenza dell'Assessore all'Ambiente Angelo Bonelli.
Da l'Adige, 26 febbraio 2006 L'intervista "Pm10? Attenti alle polveri più sottili" Montanari: l'inquinamento più pericoloso viene occultato Tre giorni fa, al convegno "Ambiente e salute", promosso da Coldiretti, Italia Nostra e Nimby trentino con il patrocinio dei Comuni di Lavis e Mezzocorona, che ha riempito la sala della Cooperazione, il direttore dell'Unità operativa tutela dell'aria all'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente, Giancarlo Anderle, ha riferito che da un paio d'anni vengono monitorate, accanto alle note Pm10, anche le polveri più sottili, definite Pm2.5. L'esperto ha tuttavia precisato che i risultati di questi rilevamenti non sono resi pubblici, perché il legislatore non ha ancora determinato valori massimi di riferimento. Un altro esponente delle agenzie provinciali, Silvano Piffer dell'Osservatorio epidemiologico trentino, ha confermato l'attendibilità di una serie di studi che indicano un peggioramento (di intensità variabile secondo le specificità locali) del quadro sanitario in territori nei quali, alle fonti di inquinamento esistenti, si è aggiunto un inceneritore di rifiuti. Proprio per evitare questo tipo di impianto, previsto dalla Provincia a Ischia Podetti, e per gestire diversamente i rifiuti, si battono i promotori del convegno. Il particolato atmosferico Pm10 include tutte le particelle di dimensioni molecolari fino, appunto, a dieci micrometri di diametro, mentre il Pm2.5 comprende tutte le particelle fini, di diametro fino a due micrometri e mezzo; ma esistono altre micropolveri di dimensioni ancora inferiori. La letteratura scientifica rivela che le fonti principali di questi contaminanti sono le combustioni elevate (automobili, inceneritori, acciaierie eccetera) e le esplosioni. Per cercare chiarimenti sul rischio potenziale dell'inquinamento da micropolveri, l'Adige si è rivolto a uno dei principali esperti italiani, il dottor Stefano Montanari, che con la moglie, il bioingegnere Antonietta Morena Gatti, svolge ricerche di livello internazionale sulle nanopatologie, nel laboratorio dell'Istituto Nanodiagnostics, fondato a Modena dai due studiosi. Montanari, lei il 9 febbraio scorso era sul palco di Gardolo con Beppe Grillo e ha illustrato i processi determinati da queste microscopiche particelle che penetrano facilmente nell'organismo umano. Ce li può riassumere? È un dato di fatto inoppugnabile che il particolato atmosferico è tanto più dannoso quanto più le sue dimensioni sono piccole. Il particolato grossolano penetra meno profondamente nelle vie respiratorie e passa con difficoltà dalle vie aeree al sangue, mentre, diminuendo la taglia, aumentano la capacità di andare più in profondità nei bronchi e, soprattutto, la facilità di passaggio. Particelle di qualche centinaio di nanometri di dimensione vanno dagli alveoli polmonari al sangue entro un minuto e vengono sequestrati da vari organi, fegato, reni, linfonodi, cervello, ecc. entro un'ora. Chi desidera letteratura in merito non ha che da cercare in un qualsiasi motore di ricerca scientifico. E chi vuole vedere fotografie di particelle entrate direttamente nel nucleo delle cellule senza ledere la membrana cellulare non ha che da rivolgersi a me". Ma come agiscono le polveri microsottili, una volta inalate dalle persone e penetrate a basso livello? "Spesso questo particolato non è biodegradabile e, di conseguenza, una volta che si è istallato in un organo vi rimane per sempre, perché non abbiamo meccanismi di eliminazione. Si innesca un'ovvia reazione da corpo estraneo che si estrinseca di norma in una granulomatosi. Patologia che, a sua volta, può trasformarsi in una forma tumorale. Inoltre, questo particolato non biodegradabile è con grande frequenza anche non biocompatibile e dunque, per definizione, chimicamente tossico e patogeno". In questo quadro come si inseriscono fonti di contaminazione quali gli inceneritori? "Continuando con i dati di fatto, questi impianti bruciano i rifiuti trasformandoli in fumi, ceneri e acqua. Questi elementi, messi insieme, pesano circa l'80% più dei rifiuti infornati. Ciò perché, insieme con i rifiuti, si mettono acqua e calce e nella reazione entrano l'ossigeno dell'aria e una quantità di sostanze che sono già presenti in atmosfera le quali si combinano con alcuni componenti dei fumi, costituendo il cosiddetto particolato secondario. Dunque, noi ci "liberiamo" di una tonnellata di rifiuti estremamente grossolani trasformandoli in una tonnellata di fumi, 280-300 kg di ceneri solide, 30 kg di ceneri volanti, 650 kg di acqua di scarico e 25 kg di gesso. Le ceneri dovranno essere smaltite in discariche speciali, secondo il decreto Ronchi, e i fumi - contenenti una notevolissima quantità di sostanze tossiche impossibili da elencare perché se ne viene a conoscere una nuova ogni giorno - li ritroveremo nell'aria che dovremo respirare". Esistono anche rischi indiretti derivanti dall'immissione di particolato nell'atmosfera? Prima o poi questo inquinante cadrà a terra, sulle verdure di cui ci nutriamo e sull'erba che è cibo per gli animali. Naturalmente ci sono i filtri (anche quelli, comunque, con un contenuto prima o poi da smaltire). Purtroppo, però, questi filtri fermano solo il Pm10, vale a dire la frazione di gran lunga meno numerosa e di gran lunga meno aggressiva del particolato, lasciando invece libero transito alle polveri più fini, il Pm2,5, il Pm1 e il Pm0,1 che pesano poco ma sono formati da particelle miliardi di volte più numerose rispetto al Pm10. Tutto questo è perfettamente noto non solo dagli scienziati ma anche ai tecnici a qualunque livello, compresi quelli delle varie agenzie di protezione ambientale". Ma spesso le autorità spiegano che gli inceneritori di nuova generazione sono poco pericolosi... In realtà, con la migliore tecnologia disponibile s'innalza la temperatura degli inceneritori, in modo da ridurre il particolato a dimensioni sempre più fini e, come per incanto, le centraline di rilevamento tacciono: il terribile Pm10, il nemico condannato dalla legge, non c'è più. Se, però, a qualcuno venisse l'uzzolo di andare a controllare il tasso di particolato più fine, cioè quello che non fa venire la bronchite ma qualcosa di peggio, scoprirebbe che è aumentato a dismisura e vedrebbe che avremo barattato ogni ladro di polli che abbiamo eliminato (le Pm10) con alcune migliaia di assassini (dalle Pm2.5 in giù). Non saremo molto intelligenti, però siamo furbi e per la legge che ci siamo fatti abbiamo presto trovato l'inganno. Un discorso analogo si può fare per alcuni filtri antiparticolato da applicare ai motori diesel, il cui razionale di funzionamento si basa proprio sulla trasformazione di Pm10 in Pm molto più sottile e, dunque, fuori dagli interessi della legge. E chi è maggiormente esposto sono i bambini, compresi quelli non ancora nati i quali potrebbero mostrare qualche difetto di fabbrica a causa delle mutazioni genetiche provocate dalla contaminazione. Sono un ricercatore e tutto questo mi fa particolarmente male; ma anche il comune cittadino che fa tutt'altro lavoro e che accorda la sua fiducia in chi è chiamato istituzionalmente a difendere la sua salute, come da articolo 32 della nostra Costituzione, si ritroverà, per così dire, cornuto e bastonato".

Intervista al Prof. Montanari

Montanari: nanoparticelle e nanopatologie prodotte da tutti i processi di combustione
Il direttore scientifico del Laboratorio Nanodiagnostics di Modena sostiene che «mentre il traffico è impossibile evitarlo perchè fa parte della nostra vita, i rifiuti possono non essere prodotti. E quelli prodotti possono essere interamente recuperati».
di Diego Barsotti


PONTEDERA (Pisa). C´è un personaggio che in questi mesi compare sempre più spesso sulle cronache dei giornali e che risulta tra i protagonisti della guerra agli inceneritori portata avanti anche dal comico Beppe Grillo, Si tratta di Stefano Montanari, direttore scientifico del Laboratorio Nanodiagnostics di Modena, che proprio stasera sarà a Pontedera, davanti al Comune, per parlare dei rischi derivati dalle nanoparticelle prodotte dai termovalorizzatori. A Pontedera ovviamente è stato invitato perché la Provincia di Pisa, alle prese con una crescente produzioni di rifiuti, sta pensando all´ipotesi di un raddoppio del proprio impianto di Ospedaletto o alla costruzione di un nuovo termovalorizzatore a Gello, a pochi chilometri da Pontedera.Dottor Montanari, qual è il rapporto tra nanoparticelle e nanopatologie? «Il rapporto è assolutamente diretto. Queste polveri sono sospese nell’aria, vengono inalate e respirate entrando nei polmoni. Oppure quando cadono sui vegetali vengono mangiate ed entrano nell’apparato digerente passando nel sangue in pochi secondi ed entro un’ora vengono filtrati dai vari organi. Queste comunque sono cose risapute da almeno 30 anni. Uno studio buonissimo è quello presentato nel 2002 dall’università di Lovanio: purtroppo non esistono meccanismi per liberarsene: le nanopolveri non sono biodegradabili né biocompatibili. Sono un copro estraneo intorno al quale si formano tessuti di granulazione che provocano infiammazioni che a loro volta possono sviluppare cancro. Ovviamente non tutti, in medicina non esistono certezze, ma consideri che noi abbiamo fotografato le polveri più fini anche nel nucleo delle cellule» Esistono in natura le nanopolveri?«Si esistono, ma in percentuale irrisoria. Per il 99% le nanopolveri sono di origine antropica. In natura qualcosa viene emesso dai vulcani oppure dalle rocce che erodono oppure dalla sabbia del Sahara, ma si tratta più che altro di micropolveri che sono enormemente più grandi. Per farle capire tra nano e micro c’è la stessa differenza che passa tra la sua altezza e quella del monte Everest». Oltre agli inceneritori quali altri impianti producono nanoparticelle? «Tutti gli impianti e tutti i processi dove avviene una combustione. Il traffico brucia carburante, gli aerei inquinano immensamente più delle auto, perchè consumano di più e spesso si tratta di carburante di cattiva qualità. Le centrali elettriche, i cementifici, le esplosioni in zone di guerra. Pensi che il crollo delle torri gemelle ha fatto mezzo milione di malati causati dalle nanopolveri che si sono sprigionate in seguito alle altissime temperature».Quindi anche i magnificati impianti che bruciano biomasse per ricavarne energia? «Sicuramente sì. Ma è difficile ipotizzare un impianto a biomasse in regola, cioè che brucia solo biomasse. Queste centrali infatti sono di solito sovradimensionate almeno 100 volte rispetto a quello che dovrebbero bruciare. L’Emilia Romagna ha approvato un piano per costruire centrali a biomasse, ma per alimentarle bisognerebbe mettere a cultura canna infestante in un territorio grande il doppio della stessa regione. E allora che si fa, dopo qualche mese ogni centrale a biomasse viene trasformata in normalissimi inceneritori». Esistono studi che consentano di stilare una sorta di graduatoria nella responsabilità delle emissioni di nanopolveri?«Sarebbe possibile farlo ma bisognerebbe farlo di caso in caso. In un recente incontro a cui ho partecipato a Firenze una certa dottoressa Eva Buiatti epidemiologa, ha presentato dati non pertinenti paragonando la la California a noi. In realtà quello californiano è un ambiente completamente diverso dal nostro, dove praticamente non esistono inceneritori, c’è un traffico immensamente superiore perché non ci sono servizi pubblici, c’è un oceano freddo con entroterra caldo e una catena di montagne che blocca l’uscita dello smog. A volte presentare tanti dati serve solo a confondere chi ascolta, mentre sarebbe necessario conoscere tutti i dati prima di parlare. Il vero problema è che le nanopolveri non sono mai prese in considerazione, non esistono strumenti normativi e gli stessi medici non conoscendole non ne vanno a cercare gli effetti».Lei partecipa spesso a incontri e convegni contro i termovalorizzatori. Perché non si impegna nello stesso modo contro il traffico?«Innanzitutto la prego di non usare la parola termovalorizzatore perché noi non valorizziamo un bel nulla. Siamo sanzionati dall’Europa per questo, ci ha pregati più volte di non usare questo termine che è solo una truffa. I nostri sono solo termodistruttori. Detto questo è indubbio che il traffico sia un grandissimo produttore di nanoparticelle, ma tutta la nostra vita è basata sugli spostamenti ed è impossibile pensare di evitare il traffico. Mentre invece possiamo evitare le fonti inutili, anche perché un inceneritore non distrugge i rifiuti, ma li moltiplica. Quando lei mette immondizia dentro un inceneritore deve aggiungere calce, acqua, bicarbonato e tanto ossigeno. Tutta questa roba poi viene buttata fuori sotto forma di nanopolveri. Se lei considera anche il particolato secondario presente in atmosfera, per ogni tonnellata di immondizia che entra ne escono da 3 a 10 tonnellate, ma ridotto di dimensione. Il telefono che lei sta usando in questo momento non è tossico, ma se lei lo brucia diventa cancerogeno».Però, una volta recuperato dai rifiuti tutta la materia recuperabile, se io non incenerisco rifiuti ho bisogno di centinaia di camion che ogni giorno portano i rifiuti in discarica, spesso a centinaia di chilometri di distanza, producendo quindi smog e nanoparticelle.«La soluzione non sono certo le discariche. La soluzione è non produrre rifiuti, riciclando, riusando, recuperando. Berlino in 6 anni ha quasi dimezzato la quantità dei propri rifiuti prodotti. Il resto poi può essere trattato a freddo e senza emissioni di nanopolveri, vetrificando questi materiali da utilizzare poi per sottofondi stradali e coibentazione di edifici. L’inceneritore non è solo inutile e dannoso, ma è anche scriteriato dal punto di ecologico, perché moltiplica i rifiuti. All’estero vengono chiusi uno dopo l’altro, pensi che i pochi rimasti in Germania per farli funzionare importano immondizia dall’italia».

Volantino Conferenza Prof. Montanari a Ottana


Invito personale recapitato a mano al Presidente Soru

Egregio Presidente


Le inviamo, pregandola di leggere con attenzione, una serie di documenti. Riteniamo che in questo momento sia l’unica persona in grado di rimediare all’ennesima tragedia che si sta per consumare ad Ottana.

Da qualche mese, abbiamo iniziato una serie di attività informative rivolte alla popolazione poiché pensiamo che il nuovo termovalorizzatore che dovrà sorgere ad Ottana, sia frutto di decisioni affrettate, dettate dall’emergenza e da una insufficiente conoscenza dei pericoli a cui andranno incontro tutti i sardi se si farà questa struttura.

Se il problema/emergenza è smaltire circa 480.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati all’anno, pensiamo sia più logico attivare delle misure legislative di emergenza che in pochi mesi facciano passare la raccolta differenziata in Sardegna dal 10% attuale, (per il decreto Ronchi avrebbe dovuto essere almeno al 35% nel 2003), al 40/50%.

iRS propone di adottare misure preventive, come quella della città di Parigi, che dal 2007 vieterà la circolazione dei sacchetti di plastica. Facciamolo anche in Sardegna. Attiviamo misure, anche estreme, ma riduciamo questo indifferenziato da conferire agli inceneritori. Facciamoci belli veramente!

Come movimento abbiamo accolto con favore, le misure importanti di salvaguardia e rispetto dell’ambiente sardo che la sua Giunta ha portato avanti. Questa iniziativa stride completamente con gli intenti programmatici. Ad Ottana si muore e si muore già abbastanza di tumori e leucemie varie, così nei paesi vicini per colpa delle industrie presenti. Un nuovo inceneritore sarebbe la rovina.

Confidiamo nella sua sensibilità e nel suo impegno per la Sardegna.
La invitiamo quindi alla conferenza del professor Stefano Montanari, organizzata da iRS, ad Ottana il 16/12/2006. (veda lettera allegata).


Nugoro 06/12/2006



Cordiali saluti
iRS – Indipendentzia Repubrica de Sardigna

testo dell'invito spedito a tutti i partiti politici, i sindacati e le associazioni

Nugoro 30 novembre 2006

Oggetto: Invito all'incontro con il Professor Stefano Montanari
Ottana 16 dicembre 2006

Il giorno 16 dicembre alle ore 17:00, il dottor Stefano Montanari, direttore scientifico del laboratorio Nanodiagnostics di Modena in collaborazione con la prof.ssa Gatti del laboratorio di Biomateriali dell'Università di Modena e Reggio Emilia, terrà nei locali della Biblioteca Comunale di Ottana una conferenza scientifica durante la quale verranno illustrati i risultati di numerosi studi legati alle cause delle nanopatologie. Pur trattando l’argomento con rigore scientifico, la conferenza sarà caratterizzata da semplicità e chiarezza espositiva, tali da permettere a tutte le persone presenti, di acquisire alcune informazioni di grande importanza.
Certi della sensibilità del popolo sardo nei confronti della propria salute e verso la difesa del proprio territorio, contiamo sulla vostra presenza, senza distinzioni di colore o schieramento politico.

Alla conclusione, il dott. Montanari sarà disponibile per rispondere alle domande del pubblico.

L’iniziativa si inserisce tra le attività promosse da iRS, per informare i cittadini della provincia di Nuoro e tutti i sardi in generale, sui rischi per la salute connessi al nuovo termovalorizzatore che dovrebbe sorgere nella piana di Ottana e propri di tutti gli impianti di incenerimento.

conferenza stampa pre incontro di Ottana

Un no deciso di iRS al nuovo inceneritore di Ottana


Quello che segue è il documento che è stato consegnato ai giornalisti dal TZD’a di Nugoro durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa del 16 dicembre ad Ottana.
Preghiamo militanti e simpatizzanti di leggere con attenzione, di partecipare all’iniziativa e chi volesse avere ulteriori informazioni sulle nanopatologie può visitare il sito: www.nanodiagnostic.it
Basta fabbriche di morte ad Ottana
Basta fabbriche di morte in Sardegna

L’ennesima beffa per Ottana, per la provincia di Nuoro e per la Sardegna sta andando avanti.
Diverse aziende fremono in attesa di partecipare al bando che le porterà nella valle di Ottana a liberare la Sardegna dai suoi rifiuti indifferenziati. Non ci stupisce il fatto che ci sia in Sardegna qualche affare sul quale, sardi e non, possano lucrare, in barba alla salute e ai diritti di migliaia di persone. Non ci stupisce, perché questa è storia di tutti i giorni.
Ottana si avvia ad ospitare un impianto di termovalorizzazione dei rifiuti, tecnicamente chiamato: Centrale Termica Integrata. In pratica un inceneritore che, oltre a distruggere rifiuti, produce un po’ di energia elettrica, gas e polveri nocivi per l’ambiente e la salute dei cittadini. Poiché sono noti alla comunità scientifica ma anche a quella “politica”, i rischi per la salute dell’uomo connessi a questo tipo di impianti, iRS, chiede, che le comunità interessate abbiano a disposizione strumenti informativi adeguati, per essere in grado di valutare la validità o meno dell’iniziativa imprenditoriale in questione. iRS non condivide il metodo autoritario con il quale la Giunta Regionale ha deciso di bandire una gara internazionale, stabilendo dei criteri per la partecipazione che non tengono minimamente in considerazione le esigenze dei cittadini in materia di salute pubblica e di sostenibilità ambientale dell’impianto, da ubicarsi in un’isola con gravi carenze infrastrutturali.
In particolare iRS, chiede alla giunta regionale di fare luce sui seguenti punti:

- La Sardegna, secondo i dati del Rapporto 2005 sulla gestione dei rifiuti urbani, redatto dall’Osservatorio Rifiuti della Regione, è attualmente sotto i parametri minimi stabiliti dal “Decreto Ronchi” (35% di raccolta differenziata entro il marzo 2003). Infatti, l’incidenza della raccolta differenziata è del 9,9% su base regionale. Pertanto, raggiungendo nei prossimi anni gli obblighi di legge, la percentuale di rifiuti da conferire al termovalorizzatore, tenderà a diminuire drasticamente. L’ipotesi di trattare 200.000 t/annue di rifiuti nell’impianto di Ottana è realistica? Se si, per quanti anni? Se non si dovessero produrre tali quantità di rifiuti da trattare, la Sardegna si dovrebbe candidare ad importare rifiuti per poter sostenere l’economicità dell’impianto e i posti di lavoro?

- La seconda linea dell’impianto prevede il trattamento di biomasse provenienti per almeno il 40% da colture no-food e per la restante parte dai cantieri forestali, tutte di provenienza regionale. E’ stato realizzato dalla regione uno studio conoscitivo sulle quantità di biomasse effettivamente prodotte nei cantieri forestali e disponibili per la centrale? Ed inoltre, per le colture no-food, è stato realizzato il piano delle potenzialità produttive della Sardegna?

- Se non si raggiungessero le quantità minime per garantire la sostenibilità economica dell’impianto si ricorrerebbe all’importazione di biomasse?

- Poiché si parla di circa 200.000 t/annue di rifiuti e 200.000 t/annue di biomasse da incenerire, si è calcolato come queste dovranno giungere all’ impianto? Poiché la rete ferroviaria è inesistente nel centro Sardegna, si presume che i rifiuti transiteranno in camion e tir e poiché l’impianto servirà ben 5 province della Sardegna del nord e del centro, compresa l’Ogliastra, ci si chiede se la Giunta abbia previsto un piano di sostenibilità del traffico.

- Sono stati fatti degli studi comparati, che permettano di capire, se sia più conveniente destinare le biomasse alla produzione di pellets per riscaldamento domestico, (in piccoli impianti ubicati in più punti dell’isola), o all’incenerimento per la produzione di energia?

- In merito alla produzione di energia, si prevede di integrare la centrale con una caldaia ad olio combustibile per avere una “riserva calda” (vedi delibera pag. 3). Ci si chiede se ciò sia in linea con i proclami pre elettorali che parlavano di Sardegna come luogo di sperimentazione per la produzione di energia elettrica da fonti alternative, di rispetto dell’ambiente e di vocazioni del territorio?

- Non si è minimamente accennato in nessun punto della delibera e del documento “Specifiche tecniche di progettazione”, del fatto che i termovalorizzatori, non eliminano in ogni caso l'emissione di diossine nei fumi di scarico dispersi nell'atmosfera circostante. Un fatto su cui concordano ormai tutti, costruttori, medici e tecnici. Basti pensare che non esiste una soglia minima di sicurezza per le diossine e che possono essere nocive per l'uomo a qualsiasi livello di assimilazione (US Environment Protection Agency 1994). Motivo già di per sé sufficiente per comprendere lo stato d'animo dei cittadini e le mobilitazioni sociali in questo senso. Inoltre, sarebbe importante sapere se sono stati presi in considerazione gli studi scientifici più recenti sulle nanoparticelle (polveri con un diametro compreso fra 2 e 200 nm*) e su tutte le polveri in grado di penetrare nel tratto respiratorio (PM10, PM2,5 e PM0,5), cioè con un diametro inferiore al milionesimo di metro, prodotte dai termovalorizzatori e pericolose per l’organismo e per l’ambiente. La Giunta ha previsto uno studio approfondito sulle conseguenze che questo tipo di impianti possono portare alla salute delle persone?
*1 (nm) nanometro equivale a 1 milionesimo di millimetro

- Non è dato sapere quali saranno le ricadute economiche in termini occupazionali e di indotto che questo impianto potrà generare. Pensiamo che le popolazioni interessate abbiano il diritto di conoscere in anticipo i vantaggi e gli svantaggi derivanti dalla costruzione dell’impianto.

- Gli amministratori locali, i sindaci in primo luogo, gli ispettori e coloro che dovrebbero vigilare sulla salute delle persone e sulla salvaguardia dell’ambiente, hanno valutato con la dovuta attenzione le implicazioni in materia di responsabilità penale cui andranno incontro nel caso in cui questo impianto produrrà dei danni alla salute dei cittadini? Ci si chiede, se un domani un grande numero di vittime dell’inquinamento decidesse di muovere azioni legali nei confronti degli amministratori, chi pagherà i danni?

Per concludere, iRS ritiene che debbano essere chiariti diversi aspetti, da parte dell’Amministrazione Regionale, sia dal punto di vista tecnico-scientifico sia economico.
Dal punto di vista politico, l’iniziativa è senza dubbio frutto di anni di malgoverno e di pessima gestione dei rifiuti, che hanno portato i Sardi davanti ad un’emergenza, ovvero, dover incenerire migliaia di tonnellate di rifiuti indifferenziati perché non si è stati capaci di attuare una seria raccolta differenziata, non si è stati in grado di fare un’adeguata educazione civica e ambientale a partire dalla scuola primaria. Non si è avuta la forza politica e morale di promuovere leggi che favorissero la diminuzione progressiva della produzione dei rifiuti. Si potevano e si potrebbero intraprendere piccole iniziative legislative, sia a livello regionale, sia comunale, per fare in pochi mesi della Sardegna una nazione più civile e più ricca in termini ambientali, economici e culturali.
Con il presente documento invitiamo tutti i sardi di buon senso a mobilitarsi ed evitare che presto ad Ottana, nasca un’altra cattedrale nel deserto, improduttiva e inquinante.


Nugoro 16/11/2006

l'inizio: iRS e il termovalorizzatore

Termovalorizzatore di Ottana
Posizione di iRS e prossime iniziative

Il coordinamento territoriale di iRS ha preso in esame le problematiche emerse in seguito alla decisione dell’Aministrazione Regionale di realizzare un impianto per incenerimento di rifiuti nella piana di Ottana.
La prima preoccupazione di iRS è la corretta informazione delle popolazioni coinvolte.
iRS sottolinea la necessità che sul suolo nazionale sardo, ogni intervento di questo tipo debba essere concertato in primo luogo con le comunità assicurandosi che esse abbiano gli strumenti necessari per decidere con cognizione di causa.
Nessuna iniziativa che condizioni la salute dei cittadini e l’economia della zona deve essere presa senza il dovuto coinvolgimento delle comunità locali.

Comunichiamo pertanto che:
è ferma intenzione del movimento attivare nelle prossime settimane una serie di iniziative allo scopo di informare le comunità sulle implicazioni che la soluzione prospettata comporta nella vita delle persone interessate e nell’ambiente.



Nugoro: 5 de su mese de sant’andria de su 2006